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Le radici nel veleno /3: 

- fondo -

di Xel aka Joji

 

 

Petali di rosa che si staccano dal gambo...
petali che si lasciano trasportare dal vento finché non ne resta niente...
E cumuli, montagne di steli morti e senza vita, come montagne di cadaveri...
Un deserto di morte...
Typhoid si guarda intorno e ride...

Clark aprì la porta, facendo passare avanti Typhoid.
La ragazza indossava un lungo impermeabile e aveva i capelli raccolti in una coda che le ricadeva sulla schiena, al collo portava un collare inibitore.
Aveva insistito per potersi truccare con un leggero velo di mascara.
Steen entrò dietro i due e chiuse la porta.
Senza dire una parola, Typhoid si mise a vagare per la casa, scostando con gesti distratti delle mani i sigilli della polizia.
"Pensi sia saggio?" chiese Steen, accostandosi al collega "Intendo dire: lasciarla girare così liberamente..."
"Lei conosce Stephen Marsh meglio di chiunque altro..."
"Ma non dimenticarti che quella donna è completamente pazza..."

Poche ore prima, distretto di polizia.
Typhoid era stata fatta uscire dalla cella e condotta di nuovo al cospetto di Ashley Kafka: con la psichiatra questa volta c'erano anche i due detective.
"Con quale delle quattro abbiamo il piacere di parlare?" fece sgarbatamente Steen.
"Typhoid Mary, casa... ma puoi chiamarmi solo Typhoid..."
"Scusa se ti abbiamo disturbato di nuovo Mary, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto.." disse la Kafka.
"Moi?
Sono lusingata.. forse il virile poliziotto di colore ha bisogno di togliersi qualche sfizio?"
Clark arrossì "Conosci un uomo di Stephen Marsh?"
Typhoid sbarrò gli occhi e serrò i denti.
La sua mente tornò indietro.
Riaffiorarono ricordi di un'adolescenza perduta, una ragazza dalla labbra di pesca, i capelli ricci che danzavano nel vento, un vestito delle tinte del cielo, una lunga strada che sembrava senza fine, un camion, braccia che l'afferrano, il nero del buio, il rosso del sangue, e di nuovo il nero, e di nuovo il rosso, nero, rosso, nero, rosso, e poi un grido liberatorio come il vagito di un bambino appena nato.
"Typhoid?"
La voce della Kafka la riportò alla realtà.
"E' tutto a posto."
Lei sorrise, passandosi le mani tra i capelli "Tutto a posto... mi è solo tornata in mente una cosa successa tempo fa..."
"Mary, conosci Stephen Marsh? Secondo gli Archivi della polizia ti ha rapito anni fa..."
"Marsh ha rapito Mary.."
"E tu non hai fatto niente per impedirlo?"
"No... perché quando Marsh l'ha rapita, io non ero ancora nata..."
I tre che la interrogavano si guardarono negli occhi, poi la Kafka riprese a parlare "Marsh è stato arrestato dopo averti rapita. Cioè, dopo aver rapito Mary.
"Lo so."
"Qualche anno fa è stato scarcerato."
L'espressione di Typhoid che era stata calma e rilassata fino a quel momento, fu violata da uno sguardo contrariato.
"E abbiamo ragione di sospettare" proseguì la dottoressa "Che abbia ricominciato... E l'altro ieri abbia rapito due donne..."
"Stephen... Marsh..." mormorò Typhoid.
"Al momento sei tra gli indagati per la strage al bordello... tuttavia abbiamo fatto richiesta affinché tu possa collaborare con noi..." spiegò Clark "Essendo l'unica donna sopravvissuta a Marsh, sei l'unica che possa aiutarci a capire quell'uomo..."

Typhoid si avvicinò alla parete della stanza e rimase immobile ad osservarla per qualche secondo.
"Ha visto qualcosa?" le chiese Steen.
"Qui è dove ha colpito la donna... ha perso subito i sensi... poi ha inseguito la bambina e l'ha messa alle strette contro il muro..." davanti agli occhi di Typhoid si stava ripetendo quella scena.
"Come fai a saperlo?" chiese Clark, confuso.
"Tra me e Stephen c'è un legame..." si limitò a rispondere lei.
Si chinò e passò un dito su una macchia rossa sulla moquette che era stata identificata come il sangue di Sara Reginalds.
Per un attimo sentì che la sua mente era un tutt'uno con quella di Stephen: sentì il sottile piacere nello sferrare il colpo, l'eccitazione mentre inseguiva la bambina per la casa.
Era qualcosa che non le capitava da tempo...
Non le capitava dal giorno in cui era nata...
Da quanto, da semplice accozzaglia di pensieri repressi, era emersa dalla psiche di una ragazza seviziata, diventando un individuo reale.
"Typhoid.." Clark le poggiò una mano sulla spalla "E' tutto a posto?"
"Si..." fece la ragazza rialzandosi.
"Non ti avvicinare troppo... "gli sussurrò all'orecchio Steen.
Clark gli lanciò un'occhiata torva "Non ti viene in mente nulla che possa aiutarci a rintracciarlo? Non ha lasciato tracce e la targa del furgone che usa pare essere falsa..."
Lo sguardo di Typhoid divenne nuovamente vacuo.
I suoi ricordi tornarono ad una cantina buia, all'odore della muffa, a una corda che stringeva i polsi facendoli sanguinare, a una musica che riempiva l'ambiente...
"Beatles..."
"Dove?" chiese Clark guardando a terra.
"Dischi dei Beatles... cd o lp... o anche musicassette..." precisò Mary.
"Ok, ora che ci ha aggiornato sui suoi gusti musicali possiamo tornare in centrale?" sbuffò Steen.
Mary si voltò "La ascoltava... e la odiava... Faceva girare ogni giorno un disco nella stanza in cui teneva prigioniera Mary, ma dopo qualche minuto gli veniva uno scatto d'ira e lo rompeva..."
Clark si passò una mano sul mento "Potrebbe essergli rimasto il vizio... è poco ma è qualcosa da cui cominciare. Farò fare un controllo incrociato sui negozi della città e anche sui maggiori siti internet di vendita on line..."

Sara Reginalds piangeva.
Non piangeva per il dolore fisico, benché le corde strette ai polsi le facessero un male cane.
Né per l'umiliazione, benché provasse vergogna per essere completamente nuda davanti ad un uomo sconosciuto.
Piangeva per la figlia...
Vedere la piccola Priscilla, la sua adorata bambina, chiusa in una gabbietta per cani, le faceva scoppiare il cuore.
Il pazzo che le aveva rapite l'aveva chiusa lì dentro il secondo giorno della loro prigionia.
"Tu non eri prevista, piccina." Aveva detto spingendola dentro la gabbia con un calcio, come fosse la cosa più naturale del mondo "Quindi rimani calma qui dentro, ok?"
Ogni volta che scendeva in cantina, l'uomo seviziava Sara, le feriva il corpo e la insultava, ma ogni volta che se ne andava la donna stava attenta a non piangere mai davanti alla figlia, le sorrideva invece, dicendole "non ti preoccupare, tesoro della mamma.. andrà tutto a posto. Facciamoci forza assieme..."
Ma per quanto avesse cercato di farsi forza, di resistere, non ci era più riuscita quando l'uomo era sceso con un vassoio, annunciando che era l'ora di pranzo.
Aveva aperto la gabbietta e aveva tirato fuori Priscilla tirandola per i capelli "Non hai fame piccina?"
Prese una scodella di metallo contenendo un pasticcio marroncino "Devi mangiare, se vuoi crescere forte.."
"No.. fa puzza.. non lo voglio!" piagnucolò la bambina, scostando la testa.
"E' cibo per cani.. se loro lo mangiano perché tu non dovresti?" l'uomo afferrò una manciata di cibo e la ficcò a forza nella bocca della bambina, ignorando le sue lacrime.
Quello era troppo per Sara, scoppiò in lacrime, implorando pietà per la figlia "Ti prego! Lasciala andare... tieni me, ma lascia andare lei!"
Ma Stephen Marsh non l'ascolto, continuò a nutrire la bambina, tenendola tra le braccia come un grottesca nutrice e ficcandoli manciate di cibo per cani in bocca, impedendogli di sputarlo, bloccandogli la bocca con la mano.
"Lasciala! Ti scongiuro!" ripeté la donna.
L'uomo si voltò di scatto e le lanciò in faccia la ciotola di ferro.
"Credete di saper fare tutto vero?" le gridò contro con voce sguaiata, mentre il labbro le si gonfiava e un frammento di dente cadeva a terra "Voi donne... sapete fare tutto, vero? Anche far crescere un bambino, vero? Come quella troia di mia madre! Cazzate! Siete tutte delle troie! Troie e basta!"
Poi tornò a dar mangiare a Priscilla.
"E' buona la pappa vero?" chiese con tono pacato e gentile

"Allora, se è lui, è furbo.. non ha comprato tutti i dischi in un solo negozio, bensì ha preso Lp nei Beatles in tutti i negozi della città in periodi diversi..." constatò Steen guardando la mappa che avevano aperto sul tavolo del loro ufficio..
Avevano fatti un controllo incrociato su tutti i negozi della città, poi avevano passato tutta la giornata recandosi personalmente in ognuno di quei negozi, con l'identikit di Marsh, per verificare se fosse stato lui a fare l'acquisto.
Grazie a quella ricerca, avevano potuto segnare sulla mappa, con delle bandierine, tutti i negozi in cui era probabile si fosse recato.
"L'ultimo acquisto è stato fatto qui." Clark indicò una bandierina corrispondente un negozio in periferia "Sembra che un uomo corrispondete alla descrizione di Marsh abbia comprato una copia di Penny Lane... E' successo ieri, quindi quando aveva già rapito la Reginalds. Dubito che con una donna rapita rinchiusa in casa sia andato molto lontano.. quindi è lecito sospettare che questo sia il suo quartiere..."
"Non è che sia molto... non sarà facile trovarlo..."
"Beh, sempre meglio che niente... Per cominciare potremo portare Typhoid a fare un giro da quelle parti... magari le verrà in mente qualcos'altro per aiutarci a trovarlo..."
"Le stiamo dando troppo spago.."
"Che intendi?"
"Che non ci possiamo fidare... lei ci sta usando e alla prima occasione ci sfrutterà per avere la libertà..."
"Steen, Typhoid non è malvagia... non completamente almeno... le sue personalità la rendono pericolosa, ma sapremo tenerla sotto controllo..."
"E' quel tipo che usa gli uomini a suo piacimento... hai letto i dossier..."
Clark le poggiò una mano sulla spalla "E' vero, ma è anche vero che ci sono due innocenti in pericolo... e se dobbiamo correre questo rischio con Typhoid per salvarla, io dico di correrlo..."

Seduta nella macchina di Clark, accanto al detective, Typhoid guardava con occhi curiosi il quartiere nel quale stavano passando.
Sul sedile posteriore, Steen la guardava con occhi scettici, la sua mano destra era poggiata all'interno della giacca e sfiorava con le dita il calcio della pistola.
"Se ti viene in mente qualcosa...qualunque cosa... non esitare a dircelo..."
Typhoid annuì, mentre il suo sguardo si perdeva nella contemplazione della vita quotidiana degli abitanti del quartiere: donne che facevano la spesa, bambini che giocavano, studenti che tornavano da scuola...
Una studentessa che tornava da scuola...
Mary che tornava da scuola...
Una lunga strada...
Una voce, delle braccia, una spinta, tutto buio, sangue...
Si strinse le dite sulle palpebre, per lenire l'improvviso dolore alla testa...
La puzza di muffa della cantina, il tanfo del cibo andato a male...
E poi, profumo di rose...
Si rose.
"Dormiva tra le rose..." Typhoid alzò lentamente lo sguardo "Quando sono scappata, l'ho trovato che dormiva su un materasso cosparso di petali di rosa, centinai di petali... si, comprava le rose e strappava petalo per petalo dai gambi..."
In quel momento, la macchina rallentò davanti ad un semaforo.
L'occhio di Typhoid cadde sul cassonetto che c'era sul marciapiede accanto all'auto.
Aprì di scatto la portiera e scese.
"Cazzo! Quella scappa!" gridò Steen imitandola.
Ma Mary si era fermata a qualche passo dalla macchina, in ginocchio davanti al cassonetto.
"Che succede?" chiese Clark che le aveva raggiunte dopo aver posteggiato l'auto.
Typhoid Mary teneva tra le mani il gambo di una rosa senza petali, raccolto da terra "E' qui..." puntò con lo sguardo un palazzo lì vicino.
"Come fai a esserne sicura?" chiese Steen.
"Sento l'odore delle rose..."

I due detective intimarono a Mary di rimanere in auto e si avvicinarono al palazzo.
Era alto quattro piani, ma sembrava disabitato, tutti i nomi sul citofono erano coperti da pezzi di nastro adesivo.
Clark poggiò la mano sul pomello della porta, che si aprì con una spinta.
Si trovarono in un'ampia sala.
Da una scala, che conduceva ad un piano sotterraneo, stava salendo un uomo a petto nudo: corrispondeva all'identikit di Stephen Marsh.
"Fermo la stronzo!" gridò Steen tirando fuori la pistola.
Marsh strabuzzò gli occhi e indietreggiò di qualche passo.
"Muoviti di un altro centimetro e ti apro un'altra narice!" ringhiò Steen.
"come... come mi avete.. trovato?" biascicò Marsh, mentre i detective gli si avvicinavano.
"Grazie a me..." disse Typhoid facendosi avanti alle spalle dei due, teneva una mano poggiata sul fianco e un sorriso divertito gli si allargava sul volto.
"Cosa ci fai qui? Ti avevamo detto di rimanere in auto?" la sgridò Clark, afferrandola per un braccio.
"Mary?" la riconobbe Stephen.
"Chiamami Typhoid.. sono io Stephen... e ho usato questi due stupidi per ritrovarti..." Mary scrollò le spalle e Clark e Steen vennero sbattuti contro il muro da una forza invisibile.
"Lurida troietta..." ringhiò Steen rialzandosi "Sapevo che non dovevamo fidarci di te..."
"Cerca di capirmi, sorellina..." Mary si avvicinò a Marsh, che era impietrito dallo stupore; gli afferrò il volto carezzandolo con entrambe le mani "Stephen Marsh è pur sempre il primo uomo che abbia mai amato..."
"Stronza! Vi porterò tutti e due in centrale!"
"Il suo collega non sembra tanto d'accordo..." Mary abbracciò Stephen e intanto i suoi capelli iniziarono a fluttuare nell'aria.
Steen si volto e vide Clark, in piedi, alle sua spalle: aveva gli occhi vacui e la bocca spalancata.
"Clark.. cos'hai?"
"Povero detective Clark... affiancato ad una simile virago..." mentre parlava, Typhoid, arricciava con un mano i capelli di Stephen "una donna così scorbutica...sempre pronta a comandare.. però... la faccenda ha sempre avuto un che di eccitante vero? Non negarlo a te stesso... l'ho trovato nel fondo del tuo cuore... un desiderio represso, un istinto negato... lascialo esplodere..."
Clark afferrò Steen per un braccio e la trascinò a terra, poi le strinse i pantaloni e glieli strappò via.
Steen si sentì bruciare la pelle "No, Clark, fermati, ti prego!"
"E Adesso Stephen, lasciamoli soli..." sorrise Typhoid "Noi abbiamo un sacco di cose da dirci... è molto tempo che non ci vediamo vero?"

 

parte 3 - fondo - end

 
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